Risulta di grande suggestione ricostruire il destino del paese berico, fiorente in epoca romana e oggi popolato da settemila abitanti, fra cui i parenti di questa signora, emigrata per amore in Belgio negli anni ’60. Altri della stessa famiglia si sono invece insediati negli Stati Uniti, da cui ha fatto ritorno in visita Victoria, nipote di Pietro Bauce, classe 1888. Vive invece in Australia Artemio Nandapi, incontrato un anno fa a Lusiana
La storia dei Bauce, famiglia emigrata da Brendola negli Stati Uniti durante il secolo scorso, ha avuto una felice narrazione nei paese berico, dove i Bauce attuali si sono ritrovati grazie al prodigarsi di Arcangela Murzio.
Risalire indietro nel tempo, alla caccia dei legami della propria famiglia persi nell’intricato labirinto dei più diversi destini di vita: questa la missione intrapresa dalla professoressa Arcangela Murzio, donna di cultura e studiosa appassionata che, sulla spinta della madre Cecilia Bauce, si è messa in moto alla ricerca dei legami con quel ramo della famiglia emigrato in America ancora negli anni ’20 del secolo scorso. Un lavoro che le ha consentito di entrare in contatto con Victoria De Michiel, nipote di nonno Pietro, nonché fratello di Carmela Bauce.
Pietro Bauce nacque nel 1888 a Vo’ di Brendola, nella stessa casa ancora oggi di proprietà di Maria Berica Bauce. Sua nipote Victoria viene invece da Torrington, nel Connecticut, e con lei a Brendola è giunto il marito Francis Patrick, di cui porta il cognome. Victoria, Arcangela, Maria Berica, e tutti gli altri: l’albero genealogico, contando quanto si è allargata la famiglia al di qua e al di là dell’oceano, conta oggi quasi 140 caselle. Non poche in una Brendola i cui attuali abitanti sono settemila. Victoria Patrick in paese è stata ricevuta dal sindaco Renato Ceron, nel corso di una cerimonia in cui ha potuto accogliere tutto l’abbraccio della terra da cui è partita la sua storia familiare. Il sindaco le ha consegnato una copia del volume “Brendola contemporanea”, nonché una targa, a testimonianza di una legge del cuore più forte dello scorrere degli anni.
Ma con i Bauce non finisce qui. Il 14 novembre scorso, sempre in Comune, si è celebrata la festosa accoglienza di una “brendolana nel mondo” in visita, la compaesana Lina Bauce. Nata a Brendola 84 anni fa, negli anni ‘60 Lina si reca in Belgio per fare da madrina alla figlia del fratello Giuseppe, emigrato in Vallonia anni prima. Il Belgio però le rapisce il cuore, letteralmente. Infatti in occasione di questo viaggio al nord, Lina conosce colui che diventerà il suo futuro marito, Giovanni Roth. I due si sposano e vanno quindi a stabilirsi nei dintorni di Liegi, precisamente nel villaggio di Cheratte, dove Giovanni lavora per anni come minatore nella locale miniera di carbone, ora abbandonata e diventata, grazie alle sue particolari architetture, interessante meta per il turismo fotografico.
Giovanni, purtroppo, è venuto a mancare di recente, ma Lina continua ad essere una testimone della “brendolanità” nel mondo, sostenuta in questo dai legami stretti con la parte della famiglia residente in Italia. E, proprio in occasione di una visita nel nostro Paese, Lina Bauce è stata accolta, insieme con i suoi parenti, tra cui il fratello Giancarlo, originario di Vo’ di Brendola ma residente ad Altavilla, nella sala consiliare del comune di Brendola dal sindaco Renato Ceron, unitamente ai consiglieri Gaetano Rizzotto e Danilo Cracco.
“Come sindaco – ha dichiarato nell’occasione Ceron – sono orgoglioso di aver accolto la visita di una cittadina che risiede all’estero. Il suo, come quello di tutti gli altri brendolani nel mondo tornati a visitare il nostro amato paese, è l’esempio del legame indissolubile che lega questi uomini e donne alla terra dei loro padri”.
Sempre in teme di “brendolanità, ricordiamo che nel 2016 la tradizionale Giornata dell’Emigrante, svoltasi a Lusiana, è stata caratterizzata dalla partecipazione di una rappresentanza del Comune di Brendola, comune che nei secoli scorsi, come tutto il Vicentino e il Veneto più in generale, è stata terra di emigrazione. A rappresentare il Comune c’era il consigliere Danilo Cracco, tra l’altro componente del consiglio di amministrazione dell’ente Vicentini nel Mondo, presieduto da Marco Appoggi.
Ad accompagnare il consigliere Cracco spiccava la presenza di Artemio Nandapi, emigrato da Brendola per l’Australia, destinazione Melbourne, nell’ormai lontano 1967. Artemio Nandapi, in Australia ha conosciuto la moglie Lina, donna dai genitori di origini siciliane, anch’essa innamorata dell’Italia e di Brendola come del resto lo sono i loro due figli. Nandapi, insieme alla sua famiglia, frequenta da sempre il circolo Vicentini nel Mondo di Melbourne, di cui è socio.
“Ora che sono in pensione e in salute – diceva nell’occasione Artemio – almeno ogni tre anni torno con mia moglie a Brendola e trascorro nel paese della mia infanzia tutta l’estate. Quando sono qui in vacanza mi sembra di ritornare giovane e incontro sempre molto volentieri tanti miei vecchi amici. Con mia moglie poi giriamo il Veneto e l’Italia”.
“Anche quest’anno prima di ripartire – ci confidava Nandapi – devo ritornare a Longarone; nell’ottobre del 1963, infatti, ero alpino a Belluno e la notte della tragedia del Vajont giunsi sul posto insieme a tutti gli altri alpini per soccorrere i sopravvissuti”. “Rimasi sul luogo del disastro per due settimane – conclude – e quel ricordo terribile si è come stampato nella mia coscienza”.
La Giornata di Lusiana, alla quale erano presenti molti sindaci e autorità locali, si era aperta con il convegno sul tema “Emigrazione, opportunità di relazioni”, dove risaltava l’intervento dell’ambasciatore Adriano Benedetti, originario di Vicenza. Presenti con lui, oltre al sindaco di Lusiana Antonella Corradin, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, l’assessore regionale con delega ai flussi migratori e veneti nel mondo Manuela Lanzarin, e i senatori Rosanna Filippin e Giorgio Santini.
Nella chiesetta Dell’Emigrante di Velo di Lusiana il delegato per la pastorale dei migranti della Diocesi di Padova, mons. Elia Dal Ferro, celebrava la rituale essa, al termine del quale si svolgeva il tradizionale pranzo, in un clima misto di festa e nostalgia che sempre permea di un fascino particolare le iniziative ispirate dalle vicende dell’emigrazione.
L’effetto “amarcord” diventa ancora più suggestivo in un paese dalla storia millenaria come Brendola, che ha un lontano passato, testimoniato anche da numerosi reperti archeologici rinvenuti in diverse località del suo territorio. La prima segnalazione di ritrovamenti di epoca romana risale al 1682, quando venne rinvenuta una tomba intatta con corredo composto di vasi di terracotta. Dal 1946 in poi si sono succeduti numerosi rinvenimenti di materiale archeologico, alcuni dei quali sono esposti nella sala consigliare del palazzo municipale.
La scoperta più importante, comunque, risale al 1995 quando, in località Soastene, venne rinvenuta una strada risalente al Neolitico, epoca preistorica in cui Brendola era già abitata.
Allo sviluppo demografico del territorio diede molto impulso la costruzione, nel 148 a.C., della Via Postumia, che per di qua transitava. Tra il 49 e 42 a.C. Vicenza divenne Municipium e la zona di Brendola venne concessa in premio ai soldati veterani, il che comportò, anche grazie ad interventi di bonifica, l’ampliamento della zona abitativa nella zona bassa della pianura. Con la fine dell’impero romano le zone pianeggianti pian piano vengono a spopolarsi e gli insediamenti abitativi rimangono solamente nelle zone più elevate. Solamente con l’inizio del Medioevo riprenderanno i lavori di bonifica che consentiranno l’utilizzo delle aree pianeggianti.
La storia di Brendola, tuttavia, si accentra attorno al suo castello (o Rocca dei Vescovi), che per molti secoli rappresentò la struttura del potere, nonché il centro di una giurisdizione civile e vescovile. Il primo accenno storico al Castello lo si ha nel 983 in un privilegio concesso da Ottone III al vescovo di Vicenza. Nella seconda metà del XI secolo, durante le lotte per le investiture tra il papa e l’imperatore, numerose furono le lotte tra nobili e vescovo che, avendo Brendola come teatro, si protrassero sino al XII secolo.
Dal Neolitico alle famiglie di Lina Bauce e Artemio Nandapi: una sola,
Foto di apertura: Lina Bauce assieme al sindaco di Brendola, Renato Ceron
Qui sotto: Lina festeggiata dai compaesani nel giorno del suo ricevimento in Comune e Artemio Nandapi e signora assieme al consigliere Danilo Cracco