di Valeria Mancini e Stefano Beretta
Era il 1917 quando il sandricense Anselmo fondava in questa città del Brasile un’azienda orafa e ottica tuttora fiorente. Anche un suo discendente nato a Vicenza è stato invitato a celebrare il secolo di vita assieme alla moglie. Ecco il loro racconto
Era il 1917 quando Anselmo Beretta, nato a Sandrigo e originario di Schio, arrivava (dopo lunghe peregrinazioni da New York a Buenos Aires e a Porto Alegre) a Caxias do Sul, una cittadina di circa 30mila abitanti nell’interno dello stato di Rio Grande do Sul, il più meridionale del Brasile.
Questa città, che oggi conta 479mila abitanti, fu fondata da emigrati veneti, inizialmente attivi nelle attività agricole e successivamente fondatori di imprese industriali nel settore meccanico.
Anselmo Beretta, di professione orologiaio, aveva conoscenze anche nel campo dell’oreficeria, in cui operavano anche alcuni dei fratelli rimasti a Vicenza. Tra questi, Giulio e i figli Giuseppe e Luigi, che furono titolari della FROV (Fabbriche Riunite Oreficerie Vicentine), una della più antiche aziende del settore di Vicenza, che continuò la sua attività fino agli scorsi anni ‘80.
L’attività commerciale iniziata da Anselmo, la “Relojoaria Anselmo”, specializzata in orologeria e ottica, fu continuata dopo la sua prematura morte (avvenuta nel 1925 in un incidente d’auto) dalla moglie Augusta, dal figlio Júlio e ora dal nipote Valter Beretta che dirige l’azienda insieme ai figli Leonardo, Adriano e Júlio, nei tre negozi in Avenida Júlio de Castilhos, Shopping Iguatemi e Shopping São Pelegrino.
Quest’anno, in occasione del centenario della fondazione dell’azienda, siamo stati invitati come rappresentanti della famiglia d’origine a partecipare alla cerimonia di festeggiamento svoltasi il 31 ottobre in un grande centro commerciale dove è presente uno dei tre punti vendita “Beretta Joias”.
Accompagnati da un quartetto d’archi e alla presenza delle maggiori autorità locali e dello stato del Rio Grande, abbiamo avuto il piacere di consegnare a Valter Beretta e a sua moglie Beatriz, che fin dall’inizio collabora con lui alla gestione dei negozi e dell’attività, un attestato rilasciato dall’Ente Vicentini nel Mondo, che li ha resi particolarmente orgogliosi.
Per l’occasione la famiglia aveva commissionato alla docente universitaria Véra Stedile Zattera la pubblicazione di una monografia aziendale che ripercorre la storia del marchio dal 1917 ad oggi, realizzata in edizione limitata, e omaggiata ai 300 invitati.
I Beretta del Brasile hanno mantenuto un forte legame ideale e affettivo con la loro terra di provenienza e con i parenti italiani, frutto delle numerose visite a Vicenza, che abbiamo finalmente potuto ricambiare quest’anno per una settimana tra ottobre e novembre. Beatrice e Leonardo hanno studiato italiano, e Adriano ha conseguito la cittadinanza, a seguito di un periodo di studio a Perugia.
La comunità veneta a Caxias è molto attiva e stimata, tanto che le maggiori attività nel settore industriale ed agricolo, principalmente vitivinicolo, sono tuttora in mano a famiglie di origine veneta. Prova del successo ottenuto dai veneti nella regione di Rio Grande do Sul è il grande “Monumento nazionale per l’Immigrato”, con annesso museo, eretto a cura del governo brasiliano nel 1954 e inaugurato alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Anche il mo-numento eretto nel 1933 nella piazza del Duomo celebra i “pionieri dell’industria vitivinicola della regione coloniale italiana”.
Tutti i veneti brasiliani che abbiamo incontrato ci hanno accolto con grande calore e curiosità di avere notizie della terra di origine. Pochi ormai parlano ancora l’italiano, in quanto negli anni ’50 il governo brasiliano proibì l’uso di tutte le lingue straniere; tuttavia, soprattutto nelle campagne, è sopravvissuto l’uso del dialetto per cui ancora oggi, in particolare con le persone meno giovani, ci è stato possibile dialogare in dialetto veneto, lingua appresa dai nonni e di cui molti ricordano antichi proverbi e modi di dire.
Le principali tradizioni che si sono mantenute nel tempo dalla terra d’origine sono quelle gastronomica e vitivinicola, tanto che le maggiori aziende vinicole brasiliane, come Miolo, Valduga, Tonet, sono state fondate da veneti e trentini. Nella regione si producono ottimi vini rossi, principalmente Merlot e Cabernet, e spumanti da uve Chardonnay.
La polenta (anche in versione “poenta frita”) non manca mai sulle tavole, e il più popolare piatto locale è il galletto arrosto “di primo canto” (in italiano); ma non mancano le trippe, i “radici”, la “minestra de fegatini”, il “bacalá” e i “crostoli”. Tra i dolci caratteristici il “Sagu de vinho tinto”, fatto con mosto di vino rosso fermentato e palline di manioca, accompagnato da crema.
La regione consiste in un altipiano con ampie zone boschive dalla vegetazione lussureggiante e da una peculiare abbondanza d’acqua. È caratterizzata da un clima temperato, con inverni freschi (che raramente vedono l’arrivo della neve) ed estati temperate in cui a stento si raggiungono i 30 gradi.
L’albero nazionale è una bellissima conifera detta araucaria, a cui i primi migranti dovettero molto in quanto, durante i difficili inizi di messa a coltura dei terreni boscosi, una importante fonte di sostentamento era costituita dai “piñones”, grossi semi dal sapore di castagna che venivano consumati bolliti o arrostiti. Oggi l’araucaria è una pianta protetta, ma la tradizione di consumare i piñones è testimoniata dai numerosi baracchini che si incontrano lungo le strade al di fuori delle città dove è possibile gustare un cartoccio di piñones con pochi reais (moneta locale).
In questa regione alcune città e località hanno mantenuto i nomi imposti dai fondatori veneti, per cui si possono incontrare Nova Padua e Garibaldi, e alle porte di Caxias perfino un Monteberico. Interessante la città di Bento Gonçalves (rivoluzionario che combatté con Garibaldi) che si apre alla Vale dos Vinhedos, una vallata fatta di ordinati vigneti, fattorie di pietra e legno e chiese dagli aguzzi campanili.
Nella Serra Gaùcha ci hanno colpito la bellezza e ricchezza della natura. Ci si può infatti imbattere, anche appena fuori dalle grandi città, in una sorprendente ricchezza di flora e di fauna. Alberi maestosi, conifere, palme, banani, liane; colline punteggiate di laghetti, con fiori coloratissimi e nuvole di grandi farfalle variopinte.
Anche in città al mattino si viene svegliati dal canto di una grande varietà di uccelli e, alzando gli occhi, è facile vedere roteare gli urubù dalla testa nera, dei piccoli avvoltoi che talvolta giungono persino ad entrare nelle case, come ci ha raccontato Beatriz che una mattina ne ha trovato uno in salotto. A dire il vero, neppure questa regione è stata risparmiata dalla crisi economica mondiale, ma in generale si ha l’impressione di un buon tenore di vita medio, derivato dall’operosità e dall’intraprendenza dei discendenti dei nostri conterranei, che hanno saputo trarre profitto dalle grandi opportunità che offre una terra ricca di risorse.
Lo stato è occupato in gran parte dalle Pampas, immense pianure erbose utilizzate in passato per l’allevamento e ora prevalentemente coltivate a soia. Forse per questo le popolazioni locali si sentono “gauchos”, appartenenti a quei primi coloni e allevatori di bestiame che si insediarono in quelle terre lottando per l’indipendenza. Una condizione trasversale che condividono con gli stati confinanti della zona, Paraguay, Argentina e Uruguay.
In quest’area di massiccia immigrazione italiana, tedesca e svizzera è possibile respirare un’integrazione felicemente realizzata, unitamente a una fierezza delle proprie radici che ci ha portato a tornare con la consapevolezza che i veneti hanno lasciato un segno indelebile in territori così lontani dalla propria terra.
Valter Beretta ha appena ricevuto l’attestato di Vicentini nel Mondo