Vero che era nato a Bergamo, il 24 luglio 1931, e che le sue radici lombarde, soprattutto cattoliche, traspaiono in capolavori come “L’albero degli zoccoli”, ma è altrettanto vero che da circa mezzo secolo Ermanno Olmi, uno dei grandi autori del cinema italiano del secondo ‘900, abitava in una Asiago che lo aveva pienamente “adottato” come figlio, e non solo come cittadino lì residente. Comprensibile quindi la giornata di lutto stabilita dal sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, alla notizia della morte del regista, avvenuta il 5 maggio scorso. Assieme all'”Albero degli zoccoli”, Palma d’oro al Festival di Cannes del 1978, Ermanno Olmi lascia altri film e documentari dedicati a temi a lui carissimi come gli ultimi, la civiltà contadina, il lavoro umano, la montagna, il mistero della fede. Ricordiamo fra i tanti “Il posto”, “I fidanzati”, “I recuperanti” (girato sull’altopiano di Asiago), “Cammina cammina”, “Lunga vita alla signora”, “La leggenda del santo bevitore” (Leone d’Oro a Venezia, nel 1989), oltre all’ultimo, bellissimo “Torneranno i prati”, ambientato durante la Grande Guerra.