L’antenato in questione è l’emigrante Pietro Lazzarotti, salpato bambino da Genova nel 1892 assieme ai genitori e ai sei fratelli per cercare fortuna nella Colonia Italiana di Mariana Pimentel. Fra il 1994 e il 2010, un bisnipote compie a ritroso il suo viaggio in cerca di una cittadinanza italiana, ma anche di un’identità familiare. Nel paese affacciato sul Brenta rintraccia l’abitazione degli avi, oltre a scoprire i segni di un passato che gli appartiene: i Caduti in guerra, la coltivazione del tabacco, le rapide del fiume
di Ari Lazzarotti*
Nel 1994, quando ho deciso di andare in cerca di informazioni sulla mia ascendenza italiana, con l’obiettivo di ottenere la doppia cittadinanza, non potevo immaginare come la storia della mia famiglia fosse stata oscurata o, più semplicemente, trascurata. Tanto per rendere l’idea, lo stesso nome Lazzarotti, così noto in Brasile, in Italia, in verità, era Lazzarotto, storpiatura per cui si possono ipotizzare varie cause, come il camuffamento di un’italianità non gradita ai tempi del fascismo, l’isolamento delle famiglie nelle colonie, nonché il loro continuo spostamento per città e uffici anagrafici.
Dopo tanti anni di intense ricerche e scoperte, posso dire che conoscere un poco della mia storia e delle mie radici mi ha lasciato più sereno, più fiducioso nel futuro, anche se il percorso di ricostruzione di questo puzzle non è stato facile. Pur tuttavia, in mezzo a tante imprecisioni, incertezze e lentezze burocratiche, sono divenuti più forti certi legami familiari e, al tempo stesso, ho incontrato persone che mi hanno aiutato, diventando parte anche loro del mio cammino e della storia della famiglia Lazzarotti.
Tutto è cominciato quando nel 1994, alle soglie della laurea all’Universidade Federal de Santa Catarina, a Sud del Brasile, ho deciso di recarmi al vice-consolato italiano di Florianópolis. Le informazioni che avevo sull’origine della mia famiglia erano poche. Al vice-consolato mi hanno orientato a iscrivermi in una lista d’attesa per la richiesta della cittadinanza italiana, nel mentre tentavo di trovare il certificato di nascita di mio bisnonno in Italia. A questo scopo ho scritto a tutte le parrocchie di Bassano, dato che questo avo era l’unico riferimento presente nei documenti e di lui avevano dato notizia i membri più anziani della famiglia.
Anche se non ho avuto risposta dalle parrocchie, ho proseguito con la raccolta di documenti della famiglia. Anche facendo ricerche su internet, non appariva nessuna nuova pista. Nel mentre, nel 1998, mi sono trasferito nella città di Goiânia, nell’altopiano centrale del Brasile, e lì, nel 2004, ho conosciuto un italiano, Giancarlo Chimetto, che giocava a tennis nel gruppo di cui facevo parte. Dopo molte partite e molte chiacchiere, mi ha detto che con molta probabilità la mia famiglia sarebbe stata oriunda del Veneto, regione del nord d’Italia, e che poteva esserci stato un cambio della ‘o’ per la ‘i’ nel momento di fare i certificati in Brasile, pratica comune in quel periodo. Giancarlo Chimetto mi ha anche detto che a Valstagna, in val Brenta, il cognome Lazzarotto è molto comune. Quando gli ho spiegato tutti i miei sforzi per trovare il certificato di nascita di mio bisnonno in Italia, e i miei insuccessi, mi ha chiesto di dargli i documenti, promettendomi che nel successivo viaggio in Italia sarebbe andato in cerca del certificato del mio bisnonno. Gli ho consegnato i documenti senza molte speranze, dato che per più di dieci anni avevo continuato la ricerca senza aver mai trovato nulla.
Invece, dopo due mesi, ho ricevuto una chiamata dall’Italia, dalla città di Valstagna, da dove Giancarlo Chimetto mi informava che aveva in mano il certificato di nascita di mio bisnonno e che io ero un Lazzarotto e non Lazzarotti. Sono rimasto commosso, ma allo stesso tempo prudente, principalmente perché Pietro è un nome comune. Ma non appena Chimetto è arrivato a Goiânia, sono andato da lui a prendere il documento per avere la certezza che era proprio quello che da tanto tempo cercavo. Ho controllato nome del padre, nome della madre, data di nascita, ed era tutto quanto corretto.
Avevo in mano un documento, dove si leggeva che all’origine non eravamo Lazzarotti ma Lazzarotto, perciò ho contattato il consolato italiano per sapere se le pratiche di cittadinanza potevano essere avviate da questa nuova prova a disposizione. Dopo due mesi mi hanno chiesto di consegnare tutti i documenti per formalizzare la richiesta di cittadinanza.
A quel punto ho coinvolto mio padre, che ama fare delle ricerche su parenti e documenti sin da quando era insegnante in un paesino dello stato brasiliano di Santa Catarina dove molti dei suoi allievi non avevano certificato di nascita, di battesimo o di matrimonio, per cui, quando morivano, non avevano nemmeno quello di morte: persone mai esistite ufficialmente per lo stato brasiliano. Ricordo che mio padre, quando è stato ministro, in un unico giorno aveva dovuto fare il certificato di nascita e di matrimonio di un tale, e subito dopo gli è toccato firmare quello di morte perché intanto il tipo era deceduto.
A quasi due anni dall’inizio delle procedure, abbiamo ricevuto una lettera del Comune di Valstagna dove si apprendeva che mio padre, mia madre, io, mio fratello e mia sorella eravamo tutti e cinque cittadini italiani.
Con in mano i dati del paese di origine e la storia del vero cognome Lazzarotto, in Brasile mio cugino André Lazzarotti e mio zio Aires Lazzarotti hanno fatto una bella ricostruzione di tutta la famiglia, organizzando una parte di questa storia in tre libri.
Nell’anno 1892 i miei trisavoli Pio Lazzarotto e Angela Cavalli assieme ai loro sette figli – Giacomo, Antonio, Antonia, Domenico, Corona, Margherita e Pietro – si sono spostati da Valstagna, piccolo paese in provincia di Vicenza, fino al porto di Genova e da lì si sono imbarcati in una nave diretta al Brasile, in Sudamerica. Dopo un mese di viaggio sono sbarcati nel porto di Santo, nello stato brasiliano di São Paulo. Da lì si sono diretti a Porto Alegre, nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul e si sono insediati nella Colonia Italiana di Mariana Pimentel, territorio di Porto Alegre. Qui il cognome Lazzarotto è diventato Lazzarotti.
Nel novembre del 2010, centotrenta anni dopo, ritorna in Italia il primo discendente diretto di Pio. Io, Ari Lazzarotti Filho, vicentino di quarta generazione di Pio, bisnipote di Pietro Lazzarotto, arrivo al paese in cerca delle mie origini. Il viaggio è piuttosto personale e introspettivo senza nessuna pretesa, voglio soltanto conoscere e vedere da dove è partito il mio bisnonno. Sono arrivato da solo, mi sono sistemato in un piccolo albergo e, dopo un breve riposo, comincio a girare e a osservare le case, le persone, la montagna, il fiume. Valstagna, duemila abitanti, si trova nella provincia di Vicenza, nel Veneto, Nord d’Italia, localizzata in una valle, tra due alte montagne che delimitano il suo territorio, nel cui centro scorre virtuoso il fiume Brenta, creando un paesaggio accogliente, bello e allo stesso tempo pittoresco. Le abitazioni si susseguono lungo il fiume una attaccata all’altra, a ridosso delle montagne quasi fino a confondersi con esse, dando origine ad un suggestivo paesaggio naturale-urbanizzato.
Ci sono alcune immagini che mi colpiscono a fondo. Come il monumento ai caduti costruito lungo la riviera Garibaldi. E’ lì che provo la prima forte emozione nel vedere la lista dei caduti della Prima Guerra Mondiale: leggo molti cognomi, trovandovi numerosi Lazzarotto e Cavalli … i cognomi dei miei antenati. Questo monumento è resistito integro anche dopo la disastrosa alluvione del 1966. Quel terribile Brenta, che all’epoca ha devastato gran parte del paese, ora si presenta con i suoi colori e le sue limpide e impetuose acque, diventate palestra per molte attività sportive: la pesca, il rafting, e la canoa, disciplina che ha fatto emergere molti campioni come Pierpaolo Ferrazzi che ha conquistato la medaglia d’oro alle olimpiadi di Barcellona del 1992 .
Visitando il Museo Etnografico del Canal di Brenta, ospitato nell’antico palazzo Perli, provo la seconda emozione forte. Qui trovo la risposta a un’incognita che mi ha sempre accompagnato: da sempre non riesco a comprendere come mai la nostra famiglia in Brasile abbia coltivato il tabacco per due generazioni. Ora a Valstagna ho trovato la più esauriente spiegazione. Ho visto nel museo la storia della locale produzione di tabacco, e vi ho riconosciuto molti attrezzi, tecniche e pratiche di una lavorazione agricola non molto comune in Brasile, ma presente nella storia di tre generazioni della nostra famiglia.
Intanto, la notizia del mio arrivo in paese si è diffusa velocemente. Di buon mattino, mentre ammiro il paesaggio lungo la riviera, un signore, avvicinandosi e guardandomi fisso esclama: “Questa è una fisionomia tipica di un Lazzarotto”. E’ Benito Sasso, ex sindaco del paese. Con lui inizio un’intensa e interessante conversazione. Gli riferisco il motivo della mia visita e subito capisco che non solo conosce la storia dell’emigrazione italiana in Brasile, ma addirittura è stato nello Stato di Santa Caterina, e per la precisione a Concordia, il paese dove io sono nato. Là ha avuto l’opportunità di sostare con alcuni colleghi, facendo visita agli amministratori di quella municipalità assieme a una nutrita presenza di emigranti di origine italiana.
In occasione di un secondo ritorno a Valstagna spero di trovare il luogo e forse anche l’abitazione del bisnonno Pietro. Dopo una breve ricerca in parrocchia, nel registro delle nascite rinvengo, con grande emozione, l’indirizzo: Via San Gaetano n. 274. Accompagnato dal mio amico referente raggiungo subito la contrada e inizio le ricerche interpellando gli anziani del posto. Trovo grande disponibilità e collaborazione, anche se non mancano difficoltà nell’individuazione dell’edificio, dato che, dopo la seconda guerra mondiale, è stata variata la numerazione civica. Alla fine vengo premiato, perché la mia tenacia favorisce un dialogo così approfondito con i presenti da far riemergere il ricordo dell’esistenza, nelle propaggini del Sasso Rosso, del bosco di proprietà del mio antenato. Da qui i ricordi menano in breve alla casa che i Lazzarotto abitarono prima di emigrare in Brasile con i loro sette figli. Nello stesso giorno vengo ricevuto dal sindaco di Valstagna e intervistato da un giornalista del posto.
Questi sono i primi contatti con il mio antico paese. Sono fermamente convinto di dover tornare con più calma e più tempo a Valstagna, per conversare con gli abitanti e per conoscere meglio questi suggestivi agglomerati di case, attorniati da vecchie e solide “masiere”, caratteristici muri sassosi carichi di storia e di significato per la nostra famiglia, perché è proprio da qui che il mio saggio e coraggioso antenato ha deciso di emigrare in Brasile, e lì di costruire una nuova storia.
*Vicentino di quarta generazione in Brasile (ha collaborato Benito Sasso)
Foto di apertura: Una veduta di Valstagna
Qui sotto: Ari riceve un libro in omaggio dal sindaco di Valstagna, Angelo Moro
Monumento ai caduti di Valstagna nella Prima Guerra Mondiale
Museo Etnografico Canal di Brenta
Qui forse abitavano i Lazzarotto