Svizzera, i giovani “expat ”danno linfa al Caves dei migranti

201706 Cronache venete Giornale

All’assemblea della confederazione delle associazioni venete si fa il punto sui nuovi arrivi dall’Italia, caratterizzati da alta scolarizzazione e provenienza da ogni parte del Paese

Si è svolta alla Casa d’Italia di Zurigo l’annuale assemblea generale della Confederazione delle Associazione Venete in Svizzera (CAVES), un appuntamento particolarmente importante avendo all’ordine del giorno l’elezione del nuovo consiglio direttivo. Ma non solo, vista la presenza di un illustre ospite, per altro veneto e presidente di una grande associazione (la Bellunesi nel Mondo), l’ex assessore alla Regione Veneto con delega all’emigrazione Oscar De Bona, accolto assieme a Franco Narducci portavoce del FAIM (Forum delle associazioni italiane nel mondo).
I cinquanta delegati delle associazioni venete operanti in Svizzera chiamati ad eleggere il nuovo consiglio direttivo, dopo avere ascoltato con attenzione la relazione del presidente uscente Luciano Alban – centrata sulle politiche regionali per i veneti all’estero, sull’attività svolta dalla CAVES e sull’attualità politica in Svizzera, con particolare riferimento alla votazione referendaria per la cittadinanza agevolata – hanno animato il dibattito mettendo sotto i riflettori il futuro dell’associazionismo veneto e la transizione verso nuove generazioni e nuove forme organizzative.
Il processo di globalizzazione che muta continuamente, senza per questo arrestarsi, ha modificato enormemente le forme di aggregazione e di comunicazione, dilatando a dismisura il ruolo del social network, come per altro sottolineato da Paolo Martinazzo responsabile dei giovani veneti nella CAVES. Giovani che, peraltro, risultavano presenti in buon numero all’assemblea, rappresentanti di quel nuovo flusso migratorio dall’Italia verso il mondo che si distingue dalle precedenti emigrazioni per caratteristiche largamente discusse: questi “expat”, come vengono chiamati, risultano molto qualificati (sono tanti i laureati), parlano in tanti casi le lingue, hanno idee chiare sul proprio futuro professionale e non provengono in larghissima parte dal meridione dell’Italia come accadeva nel secolo scorso. Dall’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes – come ha rimarcato Luciano Alban – si evince che il flusso migratorio dalla Regione Veneto negli ultimi nove anni ha avuto un incremento del 67%, con oltre 125mila nuovi espatriati. Siamo evidentemente di fronte ad uno scenario completamente diverso dal passato.
Ma, nonostante qualifiche e competenze, i nuovi emigrati devono affrontare, così come era accaduto ai loro padri e nonni, difficoltà oggettive nell’inserimento e ricerca del posto di lavoro, con rischi notevoli di precipitare in situazioni di precariato difficili da superare. Anche per questo c’è bisogno delle energie e della qualificata presenza dell’associazionismo degli italiani all’estero, che non ha esaurito il proprio ruolo e oltretutto assicura un contributo considerevole all’economia italiana. Un dato confermato anche da Marco Chiarello, giovane neodirettore di una grande associazione veneta con terminali in ogni parte del mondo, l’associazione internazionale Trevisani nel Mondo, che ha stabilito vari accordi con la locale Camera di Commercio per promuovere il sistema Treviso.
Uno degli obiettivi principali del nuovo Consiglio Direttivo – formato da nove persone, cinque delle quali giovani di recente immigrazione – sarà sicuramente diretto a garantire il passaggio generazionale e a darsi un’impostazione organizzativa e operativa che tenga conto dei grandi cambiamenti intervenuti nella società e nelle forme di comunicazione.

(dal Corriere degli Italiani, Zurigo)

Foto: Il tavolo di presidenza all’assemblea del Caves

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